07 aprile 2006

Un adorabile gaffeur


(tratto dal Corriere della Sera del 06 aprile 2006 articolo di Gian Antonio Stella)

Chi è privatamente il Cavaliere Silvio Berlusconi? Inquadriamo meglio il personaggio citando alcuni episodi:
«Poi finisce che non scopiamo più!»: confidenza a Dell’Utri riguardo il bidone che due ragazze del «Drive In» tirano a lui e a Craxi nel capodanno 1986!
«Son proprio dei figli di troia»: lo sfogo contro i giornalisti de Il Giornale, rei di aver attaccato Nicolazzi.
«Se fa le bizze lo prendo a calci in culo»: la promessa all’amico Bettino di mettere in riga Montanelli.


Ma è nella veste di leader di FI che il Cavaliere dà il meglio:
Come quando alla Camera, negli anni di veleni con la Lega, dopo un voto del Carroccio contro la missione in Albania, sibilò a Luigi Roscia che l’accusava di essere un «inciucione»: «Bravo tu, furbacchione. Bravi tutti. Votare con Rifondazione. Avete proprio delle facce di cazzo!».
Per non dire di quando liquidò un giudizio su di lui («dà il meglio solo quando ha un avversario») di Veltroni come «una coglionata». O quando, a Prodi che accusava le sue tivù di proporre modelli di comportamento «agli antipodi dei principi cristiani», rispose: «Mi sono stancato di rispondere alle stronzate».


Tenetevi forte, siamo agli anni della carica di Presidenza del Consiglio, gli animi si surriscaldano…
Episodio raccontato da Vittorio Feltri, e confermato parola per parola, da Cossiga: “Eravamo nel febbraio del 2004, quelli dell’Udc erano incontentabili e lui sbottò con Luca Volonté: «Voi ex democristiani mi avete rotto il cazzo, me lo hai rotto tu e il tuo segretario Follini. Basta con la vecchia politica. Conosco i vostri metodi da irresponsabili. Fate favori di qua e di là e poi raccogliete voti, ma io vi denuncio, non ve la caverete a buon mercato, vi faccio a pezzi. Io le televisioni le so usare e le userò. Chiaro? Mi avete rotto i coglioni».
Altrettanto elegante fu il modo in cui rispose, in una giornata di luglio, alla signora Anna Galli a Rimini. Lei, in mezzo a una piccola folla osannante, lo aveva invitato a «tornarsene a casa», lui ricambiò così: «Lei ha una bella faccia da stronza».
Parole non proprio ortodosse, in bocca a un premier. Come quelle sibilate, pochi giorni fa, a Genova, in risposta a un giovane che urlava «viva Mangano!» con riferimento allo stalliere mafioso di Arcore. Una provocazione che aveva spinto il Cavaliere a tornare sui suoi passi e affrontare il giovanotto così: «Non ti permettere. Io sono una persona perbene. E tu sei solo un coglione».


E poi ci sono le figuracce internazionali:
a Strasburgo, quando gli scappò quella sventurata sciocchezza del «kapò» al tedesco Martin Schulz, aggravata dalla spiegazione che «era solo una battuta ironica» dovuta al fatto che «in Italia girano da anni storielle sull’Olocausto perché gli italiani sanno ridere anche di una tragedia».
Successivamente spinse 170 mila produttori finlandesi riuniti nell'Mtk a dire che non avrebbero «più comprato vini e olii italiani» perché aveva fatto lo spiritoso dicendo: «Per portare l'authority alimentare a Parma ho rispolverato le mie doti di playboy col presidente finlandese Tarja Halonen».
Chi non ricorda? «nella Cina di Mao i comunisti non mangiavano i bambini, ma li bollivano per concimare i campi»; scontata l’irritazione di Pechino alla quale rispose dicendo che «Purtroppo c’è una generale mancanza di umorismo»…
Dulcis in fundo ha chiamato «coglioni» quelli di sinistra.


Eppure Ferrara glielo ha spiegato: «più si è importanti, più le parole hanno un peso», e Ferrara di peso dovrebbe intendersene!

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