31 luglio 2006

"Non c'è elettricità e forse, almeno per oggi, è un bene: ho ascoltato alla radio le notizie della strage di Cana, e una parte di me non vuole neanche vedere le immagini, sono stanca di questo orrore quotidiano. Ma fra poco andrò da alcuni amici qui vicino che hanno un generatore, e vedrò la tv da loro: se volto la testa l'orrore non scomparirà comunque.

Penso al 1996, quando ci fu un'altra strage a Cana: allora ero all'università e tutti noi interrompemmo le lezioni per andare ad assistere i profughi. Non avrei mai detto che sarebbe successo ancora. Questo sangue, questa violenza, non fanno che deprimerci: siamo in mezzo alla crisi e non ne vediamo la fine. Qual è lo scopo? Distruggere Hezbollah? Distruggere l'intero Libano? Gli americani non ci aiutano perché vogliono distogliere l'attenzione internazionale dall'Iraq? Le domande si sommano l'una sull'altra e non trovano risposta.

Dopo la notizia della strage, io e i miei genitori ci siamo chiesti di nuovo se valesse la pena restare: anche qui, non c'è risposta, solo altre domande. Andare dove? Per fare cosa? Mio fratello vive negli Stati Uniti, io ho studiato lì, ma ho scelto di non restarci, di tornare a casa mia. Questa è casa mia, anche se sono nata in Italia e ho vissuto a lungo in America, e non intendo lasciarla di nuovo. Continuo a sperare che presto tutto questo finirà e che da questa crisi nasca qualcosa di buono, che arrivi una soluzione duratura a tutti i problemi internazionali del Libano: le fattorie di Sheeba, i prigionieri nelle carceri israeliane, i rapporti con la Siria. Spero che quando ricostruiremo per l'ennesima volta le strade e i ponti distrutti sarà per sempre, che nessuno venga di nuovo a buttarceli giù nel giro di pochi anni.

Domani c'è la riunione all'università: ancora non ho un'idea su come far proseguire gli studi ai miei studenti di televisione. Forse potrei mandarli in giro, magari quando ci sarà il cessate il fuoco, e chiedere loro di raccogliere materiale per un documentario sulla guerra, per lasciare una traccia di quello che sta accadendo: ero così stanca dei documentari sulla guerra qualche settimana fa! Ed ora eccomi qui a pensare a farne uno io."

(di Lina Khoury, Drammaturga libanese)

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